Passavi il tempo

a parlare da sola, nonna.

Lo facevi per tenerti compagnia,

cambiavano le stagioni

ma per te era sempre il solito rito.

I tuoi quattro figli e tuo marito

andavano in campagna 

a raccogliere olive,

fichi d’India,

arance, cedri

e tu a casa,

cosa facevi?

Lei era davanti a te,

le raccontavi di tua mamma

con cui non andavi d’accordo,

e vi spartivate le faccende di casa:

“Vai a dare un po’ di paste alla zia”

“Amuninni, apparecchiamo la tavola che tornano gli uomini”.

Le compravi giocattoli

e bamboline,

vi sedevate in cortile 

a parlare con le vicine.

“Come cresce bene la figlia tua”

ti dicevano e tu, sorridendo,

le stampavi un bacio sulla tenera fronte.

Invece, le grigie pareti di casa

erano sempre vuote.

Tornavano affaticati, 

un debole saluto

e giù tutto d’un fiato

il misero pranzo.

A volte trovavano qualche bambola,

tuo marito ti derideva

e si inaspriva per i soldi 

-già miseri –

che spendevi

in quei giocattoli.

Ormai sempre più spesso

continuavi a rivolgerti a lei

anche quando c’erano loro.

“Mamma, smettila di parlare con te stessa”

ti rimproverava Luca.

Così hai vissuto,

parlando con la figlia

che non hai mai avuto.

Joanna Motta 5BC

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