Come ho trovato la passione per la poesia? Domanda che mi è stata rivolta dopo aver partecipato al concorso “tra le righe” di quest’anno.

Poesia è trovare nelle cose, come ho a dire? Il loro sorriso e la loro lacrima; è ciò si fa da due occhi infantili che guardano semplicemente e serenamente di tra l’oscuro tumulto della nostra anima”.

È così che Pascoli definisce la poesia ne Il fanciullino: essa nasce da quel fanciullino interno che si meraviglia per le cose più semplici. Ecco, io amo questa descrizione della poesia, semplicemente perché amo meravigliarmi della vita e respirare ogni singola emozione ed è da ciò che di base scaturisce la mia poesia; essa per me nasce da uno sguardo e in quest’ottica è sempre stata lì, in me. Ricordo la nostalgia che provavo da bambina il venerdì sera perché non avrei visto i miei amici per due giorni (ora si prova una felicità immensa quando arriva il weekend ahah) e stavo seduta a cullare questa dolce emozione. Ah, la nostalgia, sì, a mio parere l’emozione perfetta per scrivere! Già da piccola scrivevo molto, ma non ancora poesie. La poesia mi si è palesata spontaneamente quattro anni fa. Provavo una dolente nostalgia per una storia estiva che era tramontata e la poesia mi ha offerto la via per affrontare quel periodo difficile, senza che in realtà premeditassi di scrivere delle poesie, semplicemente mi trovai ad aver bisogno di lasciar fluire il dolore scrivendo. I versi vennero da sé. 

Ho partecipato per tutti e tre gli anni del triennio al meraviglioso concorso letterario “tra le righe” e ne sono davvero felice, perché l’immersione nelle poesie degli altri è stato un prezioso confronto; inoltre, è stata ovviamente una piacevole opportunità per mettermi in gioco e farmi scoprire ad un cerchio più vasto. Questo concorso mi ha riempito il cuore di un’immensa speranza nel mondo, nelle persone e soprattutto nella potenza della poesia e dell’arte in generale, capace di sfiorare il cuore della gente ed emozionare, legandoci gli uni agli altri in un sentimento di inesauribile umanità. 

Meravigliatevi, trovate il bello in ciò che vi circonda e credete in ciò che fate!

Qui sotto la mia poesia vincitrice del concorso per il triennio, buona lettura!

F(I)ORI

Guardavi fuori,

sguardo di bambino;

attraverso i fori

filtravano

spiragli fumosi

del mattino.

Donne coi veli

al vento,

come ali tra i cieli,

piantavano fiori

in vasi neri;

erano bombe già esplose,

ti ricordavano

che tu ancora c’eri.

Che bello, pensavi,

che le bombe se atterrano

mutano in doni,

come schiaffi in carezze,

come la morte

nel più bello dei suoni,

il battito vitale di due cuori.

Tu Terra, che pensi

mentre cedi tra i fumi,

mentre la gente appella i numi

e cadi anche tu in frantumi?

Tra chi guarda impotente

e chi soffre per l’indifferenza del mondo intero,

non siamo tutti anime

degne di libertà

e di un sonno sereno?

Eppure posso immaginare 

i nostri piccoli sogni immensi,

intrisi di umanità,

tenersi per mano,

abbracciarsi all’unisono.

In quel momento sognavi

di diventare un fiore,

ed essere potato, coltivato, accudito

da dita che di te si prendevano cura

e non sentivi più alcuna paura.

Sognavi che nel mondo 

non ci fossero distinzioni

tra nazioni,

che in cielo non volassero missili

ma solo aquiloni.

Delle mani ti accolsero,

il grembo della terra

la tua anima candida

raccolse.

Spuntò un fiore

tra i fori delle macerie,

aveva l’innocenza eterna 

di un bambino,

a guardarlo da vicino.

                                                                                                                                                      Joanna Motta 5BC

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