OSIRIS-Rex (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) è una missione spaziale sviluppata dalla NASA per l’esplorazione degli asteroidi nell’ambito del Programma New Frontiers. L’agenzia aerospaziale statunitense ha voluto sviluppare questa missione poiché ritiene che un più accurato studio degli asteroidi possa permetterci di acquisire nuove informazioni sulla formazione del sistema solare e sull’origine della vita, poiché alcuni asteroidi contengono grandi quantità di carbonio in uno stato primordiale. La prima sonda, lanciata il 9 settembre 2016 da Cape Canaveral in Florida a bordo del lanciatore Atlas V, aveva come obiettivo di raccogliere un campione di almeno 60 grammi di regolite (l’insieme di sedimenti, polvere e frammenti di materiale, che compongono la superficie degli asteroidi) non contaminata dall’asteroide Bennu e di riportarlo sulla terra. La sonda, dopo il lancio, ha viaggiato nello spazio per due anni fino a giungere, nel 2018, in prossimità dell’asteroide Bennu per poi, poco dopo, iniziare a mappare la superficie dell’asteroide ed inviare le informazioni raccolte sulla terra. Questi dati riguardanti la superficie dell’asteroide sono stati utilizzati dal team della missione qui sulla terra per comprendere quale fosse il sito migliore per prelevare il campione della superficie. Dopo attenti studi, il 20 ottobre 2020, grazie ad un braccio robotico, la sonda è riuscita a prelevare dei campioni da Bennu e ha ricominciato il suo viaggio verso la terra senza però mai arrivarci. Infatti la sonda, giunta in prossimità della terra, ha rilasciato la capsula contenente il materiale prelevato dall’asteroide Bennu ed è partita verso una nuova missione. Volerà vicino alla Terra su una traiettoria che la porterà su Apophis nel 2029, poco dopo il passaggio dell’asteroide a soli 32.000 km dalla Terra. La navicella spaziale trascorrerà 18 mesi nelle vicinanze di Apophis, studiando l’asteroide di 350 metri e avvicinandosi abbastanza da usare i suoi propulsori per spazzare via le rocce superficiali ed esporre i materiali del sottosuolo. Apophis è stato a lungo un asteroide di interesse per gli scienziati planetari a causa dei suoi avvicinamenti  alla Terra che ci saranno nel 2029 e nel 2036 che, per un certo periodo dopo la sua scoperta, hanno sollevato preoccupazioni su un possibile impatto. Sebbene gli scienziati abbiano escluso ciò, il passaggio ravvicinato alla terra offrirà la possibilità di missioni spaziali per studiare l’asteroide ed è proprio per questo motivo che la NASA il 25 aprile 2022 ha deciso di prolungare la missione OSIRIS-REX rinominandola, però, OSIRIS-APEX (APophis EXplorer). La capsula, una volta staccatasi dalla sonda, è atterrata sulla terra il 24 settembre 2023 nel deserto dello Utah. Da qui è stata prelevata da un team esperto e portata all’interno di una camera bianca per impedire la contaminazione dei materiali, dovuta al contatto con l’atmosfera terrestre. Fino ad ora infatti il TAGSAM (campionatore all’interno del quale si trovano i materiali raccolti durante la missione) è stato tenuto all’interno di una glovebox (scatola a guanti: un contenitore sigillato progettato per manipolare strumenti e sostanze in un ambiente confinato e separato da quello esterno) dove è sottoposto a continui flussi di azoto, che proteggono appunto i campioni dalla contaminazione con l’atmosfera terrestre. L’obiettivo della missione era di riportare sulla terra un campione di 60 grammi ma pare che la sonda sia riuscita a raccogliere in tutto 250 g di materiale dalla superficie dell’asteroide. Finora gli scienziati della NASA sono riusciti a studiare solo una piccola parte del materiale giunto sulla terra che si trovava all’esterno del TAGSAM. I primi dati mostrano che i campioni dell’asteroide Bennu contengono acqua sotto forma di minerali argillosi e un alto contenuto di carbonio. Due elementi fondamentali per la vita. Per capire da dove proviene il carbonio ci vorranno ulteriori analisi, che verranno eseguite nei prossimi mesi e permetteranno di avere un’idea più chiara dell’origine di Bennu. La NASA non è riuscita a studiare tutti i campioni poiché al momento non è possibile aprire il contenitore TAGSAM a causa del malfunzionamento di due parti del sistema di chiusura, che sarà necessario forzare. Per il momento non vi sono molte informazioni riguardanti le analisi dell’asteroide, ma la speranza è che nei prossimi mesi NASA, anche in collaborazione con altre agenzie spaziali, riesca a scoprire nuove informazioni e ad ampliare la nostra conoscenza sulla nascita della vita e del sistema solare.

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