Si dice che Lilith sia stata la prima strega, la madre dei demoni, la concubina di Satana. Per la religione ebraica fu la prima donna ad essere mai esistita, che fuggì da Adamo perché non voleva essere a lui sottomessa. La storia dell’ultima strega esistita è invece più recente e risale al XVIII secolo, il secolo dell’illuminismo, della ragione, della Rivoluzione francese.

Anna Göldi, nata il 24 ottobre del 1734 a Sennwald, in Svizzera, iniziò, già da adolescente, a lavorare come serva a causa della povertà della sua famiglia. Quando aveva trentuno anni rimase incinta di Jakob Roduner, un soldato mercenario che se ne andò prima del parto, ma il bambino morì la notte successiva alla sua nascita per soffocamento. La morte precoce dei neonati era comune all’epoca, ma Göldi fu ritenuta responsabile della sua morte e accusata dell’omicidio del figlio. Fu dunque messa alla berlina e condannata agli arresti domiciliari per sei anni. Però fuggì verso un luogo in cui vigeva un’altra giurisdizione, Glarona, e iniziò a lavorare per Comus Heer, un importante politico, e poi per la ricca famiglia Zwicky. La donna intraprese una relazione con il figlio del padrone, Melchior Zwicky, di cui rimase incinta. Disposto al matrimonio, Zwicky non poté sposare Göldi a causa della differente posizione occupata dai due a livello sociale. A 46 anni, Göldi iniziò a lavorare per la famiglia Tschudi, che faceva parte dell’élite glaronese. Verso la fine dell’ottobre del 1781, Anna Maria, bambina di otto anni della famiglia per cui Göldi lavorava, in seguito ad un presunto litigio con la donna, iniziò a trovare degli spilli nel suo latte. Per via di questo strano evento, designarono Anna Göldi come responsabile e, di conseguenza, fu  licenziata e le fu consigliato di lasciare la città. Si recò perciò presso Rudolf Steinmueller, fabbro e parente degli Zwicky, che le consigliò di rivolgersi alle autorità per riavere i beni lasciati a casa degli Tschudi e, sotto consiglio delle autorità stesse, si scusò con la famiglia. Recuperati gli oggetti di sua proprietà, la donna si trasferì da una parente, Catharina, che si trovava nella contea di Sax. Maria iniziò poi a vomitare dei pezzi di metallo e fu nuovamente incolpata Anna, nonostante non soggiornasse più a casa. Dunque, il 26 novembre, un uomo venne incaricato dal Concilio Evangelico di trovarla ma, appena saputo delle accuse, Anna scappò nei pressi del lago di Costanza. Il 4 dicembre iniziarono ad interrogare Zwicky, i cui parenti furono invitati a ritirarsi dal caso da Tschudi e Steinmueller e il 19 dicembre Tschudi chiese un mandato d’arresto pubblico, che venne emesso a gennaio. Il Consiglio riformato del canton Glarona emise anche una taglia per la cattura di Göldi e diffuse i suoi dati segnaletici. Ciò portò ad un conseguente arresto della donna, che ebbe luogo il 21 febbraio 1782. Tschudi fece pressione affinché solo il Concilio Protestante si occupasse del processo e, nel corso di quest’ultimo, Anna Maria non fu sottoposta ad alcun interrogatorio e in isolamento non mostrò i sintomi colpevolizzanti. La piccola Tschudi fu anche fatta visitare da un medico che considerò dei problemi a una gamba e a un piede di cui la bambina era affetta come un effetto conseguente delle convulsioni. Data la credenza che solo la strega colpevole della maledizione potesse curare la vittima, venne intimato a Göldi di curare la bambina, cosa che riuscì effettivamente a fare dopo alcuni tentativi. Questo fatto accrebbe la credenza nel fatto che la donna fosse una strega. L’11 aprile del 1782 Göldi confessò di aver dato alla piccola un dolce che le  avrebbe causato dei dolori e che questo dolce le era stato dato dal diavolo. La confessione fu però estrapolata sotto tortura e successivamente ritirata. La bambina diede poi la colpa a Rudolf Steinmueller, il quale confessò e si tolse la vita il 12 maggio. Anna Göldi venne comunque ritenuta una strega in quanto non aveva versato molte lacrime durante le torture e ciò era prova della sua natura diabolica. Il 6 giugno venne dunque ritenuta colpevole per l’avvelenamento di Anna Maria Tschudi e, il 13 giugno, venne uccisa tramite decapitazione. Il suo nome è stato riabilitato ufficialmente soltanto nel 2008 dall’amministrazione cantonale di Glarona. Come detto prima, il diciottesimo secolo era il secolo dell’illuminismo e della ragione e perciò le superstizioni erano ormai state abbandonate ma Göldi fu comunque condannata per stregoneria a causa della potenza della famiglia da cui partì l’accusa. Probabilmente le stesse accuse mosse da famiglie meno facoltose non avrebbero portato ad un processo. Inoltre i testimoni del processo erano per la maggior parte amici della ricca famiglia. Secondo alcune fonti, Anna Göldi fu violentata dal capofamiglia Tschudi, si ribellò e lo denunciò al tribunale ecclesiastico della chiesa riformata di Glarona, ma Tschudi fu assolto per la presenza del fratello fra i membri del tribunale. A dimostrazione del fatto, Tschudi chiese una conferma ufficiale di non aver avuto rapporti di tipo sessuale con la donna. Molto probabilmente, il processo fu quindi un tentativo di evitare uno scandalo che avrebbe portato a delle conseguenze di notevole importanza per la famiglia. 

Anna Göldi era come un sassolino nella scarpa per la famiglia Tschudi, qualcosa di fastidioso di cui liberarsi. E così fecero: buttarono quel sassolino nell’acqua, con la speranza che si adagiasse nel fondale dell’oceano, dove nessuno avrebbe mai più potuto trovarlo. Ma, non avendolo buttato poi così in profondità, questo è riemerso e adesso fa parte di una spiaggia, formata da sassolini fastidiosi. Ce ne sono ancora molti sul fondo dell’oceano, che forse un giorno riemergeranno e ingrandiranno quella spiaggia. I sassolini possono essere calciati via, ma se si vuole demolire una spiaggia non lo si può fare in modo così indisturbato. Più la spiaggia si ingrandisce, più sarà difficile passare inosservato ma lo sarà ancora di più nel momento in cui la spiaggia sarà molto frequentata. 

                                                                                                                                              Noemi Di Tella

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