Un giorno magari ci ritroveremo e sorrideremo.
Le penne si riposano sui fogli traboccanti di appunti, linee, frecce e parole evidenziate. I raggi di un timido sole di una mattina autunnale rischiarano i nostri banchi. E noi lì fermi ascoltiamo, ma non con lo sguardo che saltella tra la professoressa e le lancette dell’orologio, ascoltiamo davvero. In quell’aula viaggiano immagini, avvolte dalle parole della nostra professoressa di greco e latino. Sono bolle che viaggiano libere. I suoi occhi riafferrano ricordi lontani e la sua voce ci permette di immaginare assieme a lei. “Ricordo i pomeriggi dopo scuola con la mia compagna di banco Francesca a studiare letteratura greca assieme, a cercare di scandire in metrica i versi e la testa che, dopo quelle ore di studio, ci esplodeva e allora ci bevevamo una tisana e poi ricominciavamo”. Afferro quell’immagine e mi appare una prof studentessa che, come noi, si dispera sulle versioni e passa i pomeriggi sui libri, libri che al suo tempo erano spogli di immagini, senza colori: solo inchiostro, nero su bianco. Mi piace immaginare lei e Francesca, legate dall’amicizia ma anche dallo studio, dal condividere pomeriggi di fatica, insieme. Mi perdo in quelle bolle di immagini lontane e vedo che i miei compagni fanno lo stesso. All’improvviso mi riappare lei, come professoressa, lì a insegnarci a resistere, a impegnarci, ma soprattutto ad amare ciò che studiamo e a coltivare quelle materie che possono essere faticose, ma che hanno un valore inestimabile. La vedo sorridere, mentre ripensa ai suoi giorni di liceo. È il sorriso di chi rammenta la fatica e sa che ne è valsa la pena e ora tutto è un ricordo prezioso, che, quando riaffiora, porta un sorriso. È un ricordo che, condiviso con noi studenti, diventa più di un ricordo: si tramuta in una voglia pazza di lottare, di impegnarsi, sapendo che la professoressa che abbiamo davanti capisce lo sforzo, proprio perché ci è passata anche lei.
Un giorno anche per noi sarà tutto lontano, sarà tutto un ricordo: l’ansia condivisa per le verifiche, il fruscio concitato dei fogli dei dizionari durante le versioni, gli occhi che si chiudono per la stanchezza e gli intervalli a chiacchierare in corridoio. Un giorno magari ci ritroveremo e pensandoci, sorrideremo.
Joanna Motta 4BC