Rimaniamo incantati ogni volta che le vediamo. 

Raccontano storie, emozioni, idee, persone, ci fanno ricordare gli artisti che le hanno create.

Musica, poesia, pittura, scultura, danza, fumetto, teatro, cinema e architettura sono le 9 arti principali che si suddividono e si aggiungono ad altre. 

Inizialmente questa classifica è stata stesa da Ricciotto Canudo nel 1923 e comprendeva sette arti. 

Nel 1964 Claude Beylie aggiunse a questa lista il cinema e il fumetto. 

Nell’antichità l’arte era semplicemente la capacità di fare qualcosa. 

Nel periodo ellenistico e nel medioevo avvennero le prime classificazioni tra arti comuni e arti liberali, che rappresentavano i gradi dell’insegnamento, il primo letterario e il secondo scientifico, e si dividevano in Trivio, che comprendeva la grammatica, la retorica e la dialettica, e il Quadrivio cioè l’aritmetica, la geometria, la musica e l’astronomia. 

L’arte è la creazione di una magia suggestiva che accoglie insieme l’oggetto e il soggetto” – Charles Baudelaire.

Questa è una delle miliardi di frasi che sono state scritte sull’arte. 

Ma cosa significa effettivamente? Qualsiasi coreografia, qualsiasi componimento, ogni opera d’arte è stata creata da qualcuno. Quel qualcuno ha rappresentato qualcosa di esterno a lui e ci ha messo qualcosa di sé. Ne “Il ritratto di Dorian Gray”, per esempio, Basil Hallward dice all’amico Henry che non vuole esporre la sua opera perché vi ha messo troppo di sé “ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell’artista, non del modello. Non è lui quello che viene rivelato dal pittore, ma piuttosto il pittore che sulla tela rivela se stesso”. Così Basil spiega a Henry la sua frase, e così la lascerò senza cambiarla, perché descrive in maniera impeccabile la frase di Baudelaire. 

Ma a cosa servono davvero le arti? Ci distolgono dalla realtà, ci immergono in mondi distanti, ci aiutano a capire il passato e ci cambiano. A questo servono. 

Come dice Oscar Wilde “tutta l’arte è perfettamente inutile“. 

Carola Vigorelli 3AL

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