Tutti coloro che seguono il calcio hanno a cuore la nazionale del loro paese. Anche coloro a cui non interessa per niente questo sport tifano per la propria nazionale quando c’è di mezzo una partita, che sia dei mondiali o una semplice amichevole.
La nazionale italiana era nel cuore di tutti, ma la sera del 13 novembre 2017 molti le voltarono le spalle: gli Azzurri, dopo 180 minuti di partita fra andata e ritorno contro la Svezia, non riuscirono a conquistare la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018.
A chi si può attribuire la colpa di quella sconfitta? In realtà i responsabili sono diversi, dai calciatori presenti in campo quella sera a coloro che erano in panchina.
Il principale responsabile, però, è da individuare nella figura del commissario tecnico dell’epoca Giampiero Ventura, che per disputare la partita di ritorno dei play-off contro la Svezia adottò il 3-5-2 (modulo che consiste nello schierare 3 difensori, 5 centrocampisti e 2 attaccanti): l’allora ct della nazionale Italiana fu criticato soprattutto perché avrebbe dovuto rivoluzionare totalmente la squadra scegliendo un modulo nuovo, ma così non fu. .
Dopo quella sera il morale di tutti i giocatori era totalmente a terra.
Ventura fu esonerato poiché non ebbe nemmeno il coraggio di dare le proprie dimissioni: inutile dire che una pioggia di critiche e insulti mai vista lo sommersero.
La situazione della Nazionale era davvero disperata: punti di riferimento del calibro di Barzagli e De Rossi uscirono definitivamente dal giro della nazionale, così come fece il pilastro Gianluigi Buffon: per lui la mancata qualificazione fu una sconfitta notevole a livello personale, dal momento che gli sarebbe piaciuto concludere la propria carriera con gli Azzurri in maniera diversa da come poi effettivamente andò. Inoltre, uno dei motivi principali per i quali l’Italia perse quella partita era la mancanza di giocatori giovani del vivaio prodotti dalle giovanili Italiane.
La Nazionale aveva anche  bisogno necessariamente di un allenatore che potesse risollevarla almeno momentaneamente: nel 2018, quindi, la Nazionale passò nelle mani del ct ad interim Luigi di Biagio, che traghetta l’Italia fino a maggio. Durante questo mese arrivò la vera svolta: Roberto Mancini, storica bandiera della Sampdoria del 1992 e allenatore dell’Inter vincitrice di 5 scudetti di fila (ottenuti dal 2005 al 2009) assume il comando di una nazionale zoppa, che per molti era senza alcuna speranza di essere ricostruita.
Come Mancini stesso dichiarò in un’intervista, però, “per ricostruire una nazionale degna d’essere chiamata tale c’è bisogno di tempo”: i primi risultati, infatti, furono abbastanza deludenti (sconfitta dell’1/6/2018 contro la Francia per 3-1 che sarebbe stata di lì a breve campione del mondo, mentre l’Italia era reduce dalla mancata qualificazione ai mondiali di  Russia e stava ancora vivendo una fase di transizione, cercando la propria identità).
Dopo aver sperimentato diversi moduli (dal 3-5-2, passando al 4-2-4), durante il pareggio di Italia-Ucraina per 1-1 del 10/10/2018, Mancini utilizzò per la prima volta il modulo 4-3-3 che da quella partita in poi divenne un vero e proprio marchio di fabbrica di Mancini.
Bisogna ricordare anche la Nations League del 2018-2019, nella quale la nostra Nazionale faticò ad imporsi, non riuscendo a brillare particolarmente: gli Azzurri infatti non riuscirono nemmeno ad ottenere un posto sul podio, venendo sconfitti dal Portogallo di Cristiano Ronaldo.
I gironi delle qualificazioni a Euro 2020 si disputarono poco dopo la Nations League, sul finire del 2019. La nostra nazionale si trovava nel gruppo J, comprendente nazionali del calibro della Bosnia di Edin Džeko o della Finlandia; nonostante l’apparente difficoltà del girone, l’Italia dilagò ugualmente: 6-0 contro il Liechtenstein, 3-0 contro la Grecia e addirittura una vittoria schiacciante per 9-1 contro l’Armenia.

La nazionale Italiana aveva ottenuto la qualifica matematica addirittura 3 giornate prima della conclusione delle qualificazioni, ma le critiche esterne non vennero ovviamente a mancare: si affermò che la nostra nazionale non fosse ancora giudicabile così forte, dal momento che non si era ancora scontrata con una delle “big” del panorama calcistico mondiale.
Roberto Mancini, dopo aver scoperto che i campionati Europei del 2020 sarebbero stati rinviati, affermò: “Avremmo vinto quest’anno, vinceremo il prossimo”.  Quelle parole pronunciate a Marzo 2020,  in un contesto molto difficile a causa della diffusione sempre più capillare del coronavirus in Italia, costituirono un barlume di speranza per tutti coloro che in quel momento si trovavano in difficoltà.

Durante la Nations League 2020-2021, l’Italia continua ad avere successo: una vittoria e un pareggio contro l’Olanda permettono agli Azzurri di approdare alla fase finale della nuova competizione targata UEFA.

L’ultimo step immediatamente precedente agli Europei sono le qualificazioni ai Mondiali 2022 in Qatar: anche qui l’Italia riesce ad eccellere contro la Svizzera, l’Irlanda del Nord e la Lituania. 

L’Italia giunge così agli Europei con una striscia di vittorie consecutive tanto alta da permettere al Mancio di battere il record stabilito dal ct Vittorio Pozzo negli anni ‘30.

I meriti della rinascita Azzurra vanno quindi identificati soprattutto nella figura di Mancini, il quale prese la saggia decisione di far esordire molteplici giovani in nazionale maggiore: Gianluigi “Gigio” Donnarumma divenne sin da subito il portiere titolare di quasi ogni partita della nazionale; sotto l’era di Mancini esordirono i vari Federico Chiesa, Nicolò Barella, Alessandro Bastoni, Nicolò Zaniolo, Moise Kean, Stefano Sensi, Giovanni Di Lorenzo. Quella di Mancini si rivelerà una scelta vincente, dal momento che la maggior parte dei giovani che fecero il loro esordio grazie al Mancio sono oggi titolarissimi in quasi tutte le sfide.

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