Cos’è successo a quel boeing 777-200ER che l’8 marzo 2014 lasciò l’aeroporto di Kuala Lumpur in direzione Pechino?  I familiari dei 227 passeggeri, del capitano Zaharie Ahmad Shah e del  primo ufficiale Fariq Hamid aspettano ancora dei chiarimenti su ciò che vi è dietro a questo apparente mistero.

Alle ore 00.40 il volo Malaysia Airlines 370 decollò da Kuala Lumpur in direzione Pechino: il viaggio sarebbe dovuto durare circa sei ore, arrivando a destinazione in prima mattina.

Intorno all’01.20 il comandante effettuò una comunicazione radio con il controllore del traffico aereo in cui confermava di avere sufficiente quantità di carburante per sostenere il viaggio e per  un’eventuale emergenza. 

L’ultima comunicazione verbale fatta da Shah fu: “Goodnight Malaysian 370” e solo un paio di minuti dopo, arrivato al confine col Vietnam, l’aereo interruppe ogni comunicazione sparendo effettivamente nel nulla. 

Inizialmente, a Kuala Lumpur,  nessuno si accorse della scomparsa del velivolo, fatto che diede inizio ad una catena di negligenze che fece sì che il centro di soccorso aeronautico cominciasse le operazioni di soccorso dopo quasi cinque ore.

Alle 07.30 del mattino fu emanato un comunicato stampa in cui veniva dichiarata ufficialmente la sparizione dell’aereo e avviata la più grande e dispendiosa ricerca nella storia dell’aviazione. 

Per le prime ricerche furono dispiegati 28 aerei e 34 navi ma non si trovò nulla del boeing. Grazie ad una tecnologia innovativa, successivamente, si riuscì a tracciare la traiettoria di volo dell’aereo a distanza di sei ore da uno dei suoi ultimi contatti radio. Subito dopo la comunicazione con il controllore del traffico aereo il comandante avrebbe praticato una sorta di “inversione a U”, attraversando sostanzialmente la Malesia, deviando nuovamente verso lo stretto di Malacca e concludendo il viaggio nel centro dell’Oceano Indiano. Consapevoli di queste informazioni le ricerche si spostarono nell’area in cui presumibilmente l’aereo era precipitato, ma nulla fu rinvenuto. 

Il 25 luglio del 2015 ci fu una svolta: venne ritrovata una parte dell’ala appartenente all’aereo in un’isola a più di 4000km dall’area in cui si stavano effettuando le ricerche. Dopo questa scoperta furono rinvenuti altri trenta oggetti appartenenti al boeing.  

Come tutte le storie misteriose le teorie sulla scomparsa di questo velivolo sono molteplici, ecco le principali:

La prima riguarda due individui che il giorno della partenza tentarono di imbarcarsi con un passaporto falso. Presto però le autorità scoprirono che i due ragazzi non erano terroristi ma cercavano semplicemente asilo politico. 

Un altro passeggero attirò l’attenzione di coloro che erano impegnati nelle indagini, poiché non risultava nella lista ufficiale dei passeggeri ed essendo anche ingegnere di volo avrebbe avuto le capacità necessarie di dirottare il boeing. 

Una seconda teoria vedrebbe la possibilità di un incendio scoppiato durante il volo, supportata dal fatto che l’aereo stesse trasportando delle batterie agli ioni di litio, oppure, ancora più probabile, che le ipotetiche fiamme provenissero da un malfunzionamento elettrico. Se questo fosse il caso potrebbe essere facilmente giustificata l’inversione fatta dai due piloti che, notato l’incendio, avrebbero voluto ricorrere ad un atterraggio di emergenza, tentativo che però non fu propriamente compiuto.

Un’ulteriore teoria ipotizza una depressurizzazione della cabina di pilotaggio comportando la perdita dei sensi dei piloti e dei passeggeri: l’aereo avrebbe continuato a spostarsi grazie all’utilizzo del pilota automatico e, terminato il carburante, sarebbe precipitato. Questa ipotesi risulta comunque poco probabile: lo staff a bordo era sempre preparato a incidenti di questo tipo e non si capirebbe il motivo delle manovre, impraticabili da un pilota automatico. 

L’ultima teoria vede come colpevole il comandante Shah: mesi dopo l’incidente fu perquisita la casa dell’uomo e venne trovato al suo interno un itinerario di volo il cui percorso tracciato era molto simile a quello praticato durante il tragico viaggio, e terminava inoltre proprio nell’Oceano Indiano. Shah sembrava una persona equilibrata, con una vita apparentemente serena, nessun campanello d’allarme aveva suscitato preoccupazioni nelle persone a lui vicine. 

Del volo Malaysia Airlines, ad oggi, abbiamo solo dei piccoli frammenti, non la carcassa dell’aereo e nessuno degli effetti personali dei passeggeri. 

Sembrerebbe, dunque, che l’oceano e il cielo abbiamo nascosto eternamente ciò che resta di quel boeing 777.

Alice Vergani 3AS

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