Il giornalismo di moda nasce durante il Settecento, assieme allo sviluppo di una nuova forma di comunicazione, in cui gli argomenti principali sono l’arte e la cultura.

Ha origine in Francia; inizialmente destinato ad un pubblico nobile e borghese, ora è una tipologia di giornalismo apprezzata a livello globale. 

Si comincia a scrivere di moda perché quest’ultima non veniva più considerata solo come un lusso riservato a una determinata fascia sociale, ma come un vero e proprio stile di vita e soprattutto perché la produzione e la vendita di abiti era diventata un tassello fondamentale dell’economia.

La prima rivista di moda in Italia fu il Corriere delle dame: nato a Milano nel 1804 per opera della giornalista Carolina Lattanzi. Questo giornale non trattava unicamente di moda e arte, ma vi erano, invece, diversi articoli riguardanti l’attualità, il commercio e la politica.

Attualmente, esistono giornali in tutto il mondo che trattano di moda e non si può non citare Vogue, il più importante in questa categoria.

Vogue nasce come rivista settimanale il 17 dicembre 1892 a New York City da un’idea di Arthur Baldwin Turnure: viene fondato per rappresentare lo stile di vita dell’alta società newyorkese e si compone di rubriche inerenti la moda, la società, la vita della donna casalinga e le notizie di scalpore dal mondo.

La rivista era destinata ad un pubblico femminile, ma anche maschile appartenente all’élite di New York o soprattutto aspirante ad esser tale.

Nel 1909, con l’arrivo di un nuovo editore, Condé Montrose Nast, cominciò una vera e propria riforma della rivista: Nast rivoluzionò il numero di pagine, i prezzi, la distribuzione e soprattutto le copertine.

Infatti, Vogue divenne una rivista bisettimanale di cento pagine invece che di trenta, il prezzo aumentò e iniziò ad essere venduta anche in Inghilterra, a Londra.

Per quanto riguarda le copertine, che inizialmente erano totalmente in bianco e nero, Nast impose l’utilizzo di colori vivaci e disegni sempre nuovi. 

Anche il logo, quindi la scritta VOGUE (dall’inglese vogue, voga/moda), cambiò: fino al 1909 veniva raffigurata una coppia di donne appoggiate ai due lati di una pergamena su cui appunto figurava il nome della rivista, ma in seguito la parola Vogue variò colore, forma o texture in base al tema della copertina.

Due degli eventi che vorrei citare in modo puntuale sono il cambiamento di Grace Mirabella negli anni Settanta e la copertina di Vogue del novembre 1988 pubblicata da Anna Wintour (tuttora redattrice della rivista).

Infatti, Mirabella spostò il focus del giornale sul nuovo ruolo che aveva assunto la donna nella società e sulla nuova idea che si era sviluppata riguardo alla figura femminile, cioè quella di una donna libera, intraprendente e lavoratrice; furono quindi inseriti articoli riguardanti la salute e interviste varie alle donne di carriera.

Anna Wintour, invece, infranse le “regole” dettate dalla moda: come protagonista della fotografia in copertina c’era infatti una modella che indossava una giacca di alta moda abbinata con un semplice paio di jeans; per la prima volta l’alta moda e l’abbigliamento casual si fondono.

Tutt’oggi, il giornalismo di moda oppure la moda più generalmente è uno strumento d’identificazione sociale che permette a chiunque di esprimere il proprio io: dobbiamo quindi creare la nostra moda, senza che il giudizio altrui ci condizioni.

E come disse Coco Chanel, “la moda è fatta per diventare fuori moda”.

Vittoria Rossi 1B.C.

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