Vigilia di Natale 1914. Gli schieramenti tedeschi, francesi e inglesi stanno combattendo una guerra di trincea sul fronte occidentale. Siamo nei pressi di Ypres, in Belgio, e nella Terra di Nessuno giacciono corpi morti, soldati insepolti tra le macerie. Sono poche decine di metri quelle che separano i due eserciti: il nemico può essere visto e ascoltato. Se solo ci si dimenticasse la parola “nemico”. Eppure in questa notte accade un fatto straordinario: dalla trincea tedesca affiorano piccole luci, una dopo l’altra. Poco dopo si innalzano voci che cantano “Stille nacht”, da una parte, “O Holy Night” dall’altra. La stessa melodia accomuna le lingue differenti. Alcuni soldati escono timidamente dalla propria trincea, avvicinandosi al centro con una bandiera bianca. Basterebbero pochi secondi, qualche sparo, per morire. Invece, sempre più soldati iniziano a camminare verso il centro e i due schieramenti si incontrano, si sorridono. Si guardano negli occhi e, forse, vedono il loro riflesso. Un riflesso di padri che hanno abbandonato i propri figli per combattere, di figli che si sono allontanati dalla propria casa per tornarci chissà quando. Di uomini che di uomini non hanno niente, se non la propria fragilità. Iniziano a scambiarsi alcuni doni, come sigari, cioccolato e sembra che si sia giocata anche una partita di calcio. In alcune zone la tregua dura poco, in altre fino al 31 dicembre. Gli alti comandi, venuti a conoscenza di questi avvenimenti, non esitano a bloccare i propri soldati e invitarli a continuare la guerra contro il nemico. 

Nei giorni successivi i giornali non rimangono in silenzio: i primi sono quelli americani, poi quelli inglesi, gli unici a porre un’accezione positiva all’incontro con l’avversario. La stampa tedesca cerca di minimizzare ogni tentativo di tregua, mentre quella francese parla addirittura di gruppi di soldati traditori. Proprio per questo le fonti più importanti che abbiamo sono i documenti d’archivio, come diari, lettere e scritti di soldati. La maggior parte dei soldati riporta la cessazione dei fuochi come un evento miracoloso. Nel diario di un caporale tedesco, invece, viene annotato con disdegno: “Che fine ha fatto l’onore dei tedeschi?”. E’ il diario di Adolf Hitler, fondatore e Fuhrer del nazionalsocialismo e autore del Mein Kampf. 

Ebbene, nel 2023 io mi chiedo: Che fine ha fatto l’essere umano?

Secondo la Repubblica, oggi sono ben 91 i Paesi coinvolti in qualche forma di guerra verso l’esterno. I telegiornali e i mass-media straripano di notizie che raccontano di violenze, abusi, suicidi e atti di bullismo o esclusione. Sono passati tanti anni dal genocidio ebraico, eppure si stanno verificando sempre più comportamenti antisemiti in seguito alla guerra israelo-palestinese. Siamo rinchiusi in trincee sempre più profonde e strette, non riusciamo più a percepire la socialità. 

E’ vero, cari lettori, in fondo siamo solo ragazzi. Ma auguro a tutti voi, questo Natale, di prendere coraggio e uscire dalle vostre trincee. Avanzate, passo dopo passo, incontrate il vostro “nemico”, qualunque esso sia. Guardatelo negli occhi e cercate un bagliore di luce.

E poi scambiate parole, risate, anche un semplice saluto. 

Ricordatevi di essere, e soprattutto, di essere umani. 

Buon Natale a tutti!

Rebecca Guzzetti 3BS

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