Non si sa come, forse per grazia divina, fatto sta che siamo arrivati a maggio, e, contrariamente a tutte le mie aspettative, pure tutti interi (più o meno). Adesso però arriva il bello: i maturandi che arrivano a scuola con più occhiaie che capelli, i prof. che girano per i corridoi scrutandoti e invidiandoti per la fantastica estate che avrai, in vacanza con gli amici, a far festa, mentre loro poverini, dovranno ricaricare le pile di frustrazione per ricominciare a torturarti a settembre, quelli dell’itis che iniziano a prepararsi per il lancio dei gavettoni dell’ultimo giorno di scuola (narra la leggenda che i legnanini l’otto giugno uscissero da scuola con l’ombrello per non farsi lavare dai loro vicini, ma io non vi ho detto nulla), e noi altri che iniziamo la corsa ai recuperi per cercare di non avere debiti. Ah, che periodo magnifico! Assolutamente calmo e tranquillo come il mare nel Canale della Manica, o come tua madre quando torni a casa il sabato sera con un’ora di ritardo, non so se rendo l’idea. 

Vi consiglio di non entrare nelle quinte, a meno che non ci siate già, in tal caso vi sono vicina: l’ansia in quelle classi è palpabile e appena varchi la soglia della porta ti guardano come se fossi un alieno: senza occhiaie, vestito bene, con più di due ore di sonno in una settimana e che stranamente non punti alla finestra. Infatti non so se avete notato, ma la maggior parte delle quinte sono al primo piano così da ovviare ai loro istinti suicidi: se cadono dal primo piano infatti si fanno solo male. 

I primini invece si sono finalmente ambientati, tranne per i soldi sulle macchinette: si sa, il primino lo riconosci perchè oltre ad avere un astuccio, ha 6 euro sull’app delle macchinette, piano piano scoprirà anche lui che se il caffè lo elemosini ha un sapore diverso, ma diamogli tempo. 

Noi “figli sandwich” invece stiamo facendo il countdown per le vacanze estive consapevoli che La felicità è solo un momento di intervallo tra un male e l’altro

Camilla La Russa, 4BS (e il Giacomo Leopardi che ha contribuito all’ultima cit.)

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