Mi ritrovo ormai ad aprile della quinta e, di conseguenza, per me questo periodo è caratterizzato da principalmente tre elementi: riflessioni più o meno ansiogene riguardo all’università e al mio futuro in generale, studio matto e disperatissimo, e una domanda: cos’ho imparato davvero in questi cinque anni?

Ci potrebbero essere davvero tantissime risposte a questo quesito, ma ho cercato di riassumerle e raccoglierle in cinque punti principali con l’aiuto di diversi amici e compagni di classe miei coetanei, che mi hanno gentilmente offerto le loro opinioni e punti di vista.

  1. Ho imparato tante cose, letteralmente. Il Legnani è noto per essere una scuola impegnativa, ed effettivamente lo è: ascoltate chiunque vi dica di trovare un metodo di studio e organizzarvi, perché sono cose importanti (ma non indispensabili).
    Invece, non ascoltate chiunque vi dica che ci sono indirizzi più facili o difficili di altri. Nessun indirizzo è facile, nemmeno quelli in cui si studia scienze umane (sì, parlo per esperienza).
  1. Ho imparato che avere un gruppo classe unito è essenziale: nella maggior parte dei casi è possibile avere dei buoni rapporti con tutti i compagni senza divisioni o contrasti di vario genere. Alla fine, il tempo passato a scuola occupa per diversi anni una buona parte delle nostre giornate, e questo ambiente dovrebbe essere vivibile, come minimo: per cui, se ve la sentite, provate a mantenere dei rapporti pacifici coi vostri compagni almeno fino al diploma.
  1. Ho imparato che organizzare una gita in tempi di covid è un calvario, ne sanno qualcosa i volonterosi professori che lo stanno facendo o che l’hanno fatto. Spero che la situazione migliori con il tempo ma, per adesso, se volete passare una giornata assieme ai vostri compagni, quasi quasi vi conviene organizzarvi da soli.
  1. Ho imparato che gli insegnanti, nella stragrande maggioranza dei casi, staranno dove sono, indipendentemente dalle vostre lamentele. So che non è possibile in tutte le situazioni, ma penso che il massimo che si possa fare è cercare di aprire e costruire un dialogo e un rapporto umano. Chissà, potreste anche scoprire che alcuni professori sono davvero delle belle persone (sì, parlo per esperienza).
    Questo però non significa che non dobbiate prendere posizione davanti ad azioni o a parole che trovate irrispettose o dannose: è legittimo e necessario farlo, ovviamente nei limiti del rispetto e della civiltà.
  1. Ho imparato che, da studente, è fondamentale prendersi cura del proprio benessere fisico e psicologico nel modo che si ritiene più efficace. Non dico che, in questa scuola, crisi emotive o esistenziali di vario ordine e grado siano all’ordine del giorno, ma quasi: penso che ognuno abbia vissuto almeno una volta, direttamente o attraverso i racconti di amici e compagni, un’esperienza del genere.
    Ma tanto, alla fine, mi sembra che i problemi veri al Legnani siano i pigiami a scuola, e non la salute mentale degli studenti.

Irene Peloia 5as

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