Carissimi amici del Legnani, come ben sappiamo, qualsiasi cosa al mondo possiede la sua storia, anche la nostra scuola! Questo mese ho avuto il piacere di intervistare Marzio Consani e Francesco Imparato, due professori ed ex-alunni del Liceo Stefano Maria Legnani. Grazie al loro prezioso contributo, abbiamo potuto ottenere un confronto fra il Legnani di oggi e quello di una volta.
i: Per quale motivo ha scelto il Liceo Legnani? Quale indirizzo ha scelto e in quali anni l’ha frequentato?
M: Ho scelto il liceo Legnani, indirizzo classico, perché ai miei tempi era l’unico liceo classico di Saronno. L’ho frequentato dal 1977 al 1982 (da 44 a 39 anni fa): era nato pochi anni prima di allora, era soltanto un liceo classico e c’erano solo due sezioni.
F: Ho scelto l’indirizzo linguistico del liceo Legnani per la mia passione per le lingue: ero convinto, alla fine delle medie, che avrei voluto approfondirne lo studio. Ho frequentato il liceo dal 2001 al 2006 (da 20 a 15 anni fa).
i: Ci sono delle materie che in quegli anni si studiavano ma che adesso non ci sono più o viceversa?
M: in realtà, le materie non sono cambiate, soprattutto per il liceo classico. Invece è mutata la maniera di approcciarsi alle varie materie: ai miei tempi, alla storia erano dedicate 3 o 4 ore e 2 ore alla geografia, mentre adesso le due materie sono state unite in 3 ore, quindi è completamente cambiato questo approccio. Soprattutto nel classico, le materie scientifiche si studiavano con meno serietà: adesso ci si dà più importanza. È sbagliato, ma era presente una divisione netta tra le scuole umanistiche e tra quelle non umanistiche. Da quest’anno è subentrato l’insegnamento dell’educazione civica: materia in cui non c’è un professore dedicato, ma è una materia in cui gli studenti verranno valutati ed è una facoltà che farà media con tutte le altre. È cambiata anche l’attenzione verso le lingue straniere: ai miei tempi, al classico si perseguiva la lingua straniera soltanto nel biennio (per i primi due anni) e per il terzo anno sono stato il primo a studiare una lingua straniera anche al triennio. Il mondo del lavoro è cambiato molto, in quanto adesso risulta molto più importante sapere le lingue straniere di quanto non lo fosse 40 anni fa.
F: Nel mio periodo di studi al liceo linguistico, il latino veniva affrontato per tutti e cinque gli anni; invece adesso lo si studia solo nel biennio. Un altro cambiamento riguarda il fatto che la terza lingua si iniziasse a studiare solo dal terzo anno, mentre adesso, in prima liceo, si comincia con tutte e tre le lingue. Inoltre c’era il progetto Brocca, che adesso non c’è più ed è stato sostituito da altri programmi e varie riforme scolastiche. Il numero di ore di lezione è stato ridotto: in quegli anni c’erano 34 ore a settimana nel biennio e 35 nel triennio, a differenza di questi ultimi anni, in cui esse sono 27 e 30 corrispondenti al biennio e al triennio.
i: Qual era la sua materia preferita?
M: Decisamente il greco: è la materia in cui sono laureato, in quanto ho studiato lettere antiche e classiche.
F: Ovviamente le lingue moderne (inglese, francese e spagnolo) e il latino: per un anno ho avuto un professore che in classe parlava in latino come se fosse una lingua moderna e quell’anno mi ha motivato molto di più a cimentarmi nella lingua antica.
i: Qual è stato il più grande cambiamento fatto dal Legnani nel corso degli anni?
M: credo fondamentalmente nel rapporto che i docenti possiedono con gli studenti. Voi studenti di oggi non avete idea di come fossero i professori ai miei tempi: non perché fossero dei mostri, ma poiché non si instaurava nessun tipo di rapporto tra studente e docente, in quanto non persisteva nessun tentativo di andare all’aldilà della lezione stessa. Per esempio, il mio professore di italiano mi dava del Lei, mi chiamava per cognome, entrava in classe con una bacchetta e dettava gli appunti: questo era il metodo di insegnamento, ai miei tempi. Oggi, la maggior parte dei professori ha un atteggiamento di apertura verso gli studenti e verso la realtà che ci circonda: in passato non veniva insegnato il mondo della politica, del diritto e dell’educazione civica.
F: Certamente l’aumento delle offerte formative come le certificazioni linguistiche e il progetto dell’IGCSE (International General Certificate of Secondary Education, English as a Second Language); tutte cose che ai tempi in cui mi ero diplomato (2006) non esistevano. Essendo il professore di cinese, per me è stato importante l’introduzione della lingua e la sua entrata come lingua curricolare, avvenuta nel 2014 (negli anni precedenti era disponibile solo come corso pomeridiano).
i: L’ambiente scolastico è cambiato molto? C’era già la succursale?
M: quando frequentavo io la scuola, l’edificio era molto diverso: era piccolissimo e non c’era una palestra – c’era una specie di palestrina con dei pilastri nel mezzo, quindi non era molto funzionale – e non prevedeva nemmeno un’aula magna. L’ambiente è cambiato tantissimo: la scuola, adesso, è bella e moderna. L’unica mancanza, secondo me, riguarda un bar, soltanto che bisogna avere uno spazio apposta ed è tutta una cosa complessa.
F: In quanto c’erano dei lavori in corso per la ristrutturazione della sede centrale in Via Volonterio, io ero stato trasferito nella scuola elementare Pizzigoni (vicino alla piscina di Saronno), mentre l’attuale succursale (in Via Antici) era diventata la sede centrale.
i: Se Lei nei giorni d’oggi potesse tornare studente del Legnani, lo farebbe? (tenendo anche in considerazione l’entrata in scena della didattica a distanza).
F: Sì, tutta la mia vita: non ho dubbi perché oggi posso dire di valere qualcosa soprattutto grazie all’istruzione che ho ricevuto e a come mi è stata trasmessa dai miei professori. La didattica a distanza la sto vivendo adesso da docente e da studente penso che sarebbe stata pesante. Se la pandemia fosse successa nel periodo in cui io ero studente, sarebbe stato un disastro totale, in quanto non esistevano gli strumenti, il mondo dell’informatica e i dispositivi elettronici. Penso che avremmo dovuto stare chiusi in casa a studiare da soli sui libri.
M: la didattica a distanza è una realtà per tutti, quindi ovunque andassi me la troverei. Sì, certamente tornerei: ho avuto la fortuna di studiare delle cose che mi sono piaciute tantissimo, infatti ho scelto come facoltà universitaria proprio ciò che era la continuazione del liceo classico. Io conosco molti colleghi del liceo classico e mi piacerebbe essere uno studente di alcuni di loro. Per tutti quelli che dicono che lo studio di questo indirizzo è obsoleto, io vi assicuro che esso vi insegna ad aprire la mente, quindi vi offre la possibilità di avvicinarvi a qualsiasi facoltà universitaria. Questo non è settoriale e vi dà una tale apertura mentale e una tale capacità di approcciare allo studio che poi potreste studiare qualsiasi cosa nel futuro, ciò che volete.
Ringrazio i professori Marzio Consani e Francesco Imparato per il tempo che hanno dedicato nel raccontarci la storia della nostra scuola e speriamo di poter ritornare al più presto alla normalità!
Alla prossima!
Seungmin Jung 1^CL