Ci puntano la luce in faccia perché traggono interesse dalla nostra cecità, fingono di salvarci dal buio ma in realtà ci danno solo un’oscurità diversa. E noi continuiamo a vivere di notte, pensando che sia giorno. Ma quando il mondo ti crolla addosso, non puoi che provare rabbia e tentare di urlare la verità, perché ignorare una persona che urla è più difficile. Non puoi evitare di combattere contro questo sistema così marcio, figlio dell’avidità per il potere e per questo diventi tu il deviato da cui stare lontani; perché sei una pecora che ha deviato dal percorso tracciato dal pastore e che da pecora è diventato essere umano.  

Quando sei in una società che non ti tutela e che vuole impedirti di essere chi sei davvero, o ti adatti o sei pieno di rabbia. Se sei pieno di rabbia, ti scontrerai contro il sistema.  È proprio su questo che si fonda il punk, sulla lotta contro il potere creatore di ingiustizie. 

E così, fra gli anni ’70 e gli anni ’80, si diffuse il movimento, che si rifletté soprattutto nella musica e nella moda. La musica che realizzano è grezza, non c’è molta tecnica, mentre per quanto riguarda l’abbigliamento, i vestiti comuni vengono modificati, strappati, uniti con le spille, vengono usate le borchie ma anche indossate le cravatte e mostrati simboli come le svastiche per provocazione. È un movimento anche contro il consumismo, il materialismo, una tendenza che predilige il creare. È rabbia. È la ricerca della libertà.

                                                                                                                                                   -Noemi Di Tella

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