“Il bello di questo mestiere è che ti pagano per essere curioso”. È così che Davide Parozzi, capocronista del quotidiano Avvenire, si è riferito scherzosamente all’attività del giornalista. Il cronista, ospite della terza lezione del PCTO “Scrivere le notizie: dalla cronaca alla cultura” presso l’Università Cattolica di Milano, ci ha parlato del suo lavoro, inserendo consigli, tecniche e strategie e facendoci talvolta sorridere con aneddoti di storie vere. 

Che cos’è necessario fare per diventare un cronista? Avere le scarpe comode. Esattamente. Il cronista, spinto da un’inesauribile curiosità, dev’essere pronto a recarsi sul posto e a essere il primo a capire in modo preciso e completo l’accaduto. In particolare, Parozzi ha sottolineato più volte l’importanza di verificare sempre le fonti (una notizia è vera se ne ha almeno due), senza fidarsi mai di nessuno. Il lavoro della verifica e dell’approfondimento è quindi continuo.

Interessante è come il capocronista si è espresso riguardo al rapporto giornalista-lettore e il rapporto giornalista-persona coinvolta nella notizia. Innanzitutto bisogna scrivere con un linguaggio il più chiaro possibile, in modo che anche la cosiddetta “massaia di Voghera” possa comprendere l’articolo. Il giornalista deve saper mettersi nei panni di chi legge ma trattare con rispetto anche le persone di cui scrive, le quali possono aver compiuto azioni gravi ma possiedono sempre e comunque una propria dignità.

Infine, Parozzi ha anche accennato ad un possibile rischio che corrono le notizie, specialmente sul web: il mondo e l’informazione sono complessi, tuttavia nei post di Instagram o Twitter i fatti vengono spesso semplificati in un brevissimo trafiletto, per questo non sempre si riesce a raggiungere una visione completa e soprattutto corretta della vicenda.

Qual è lo scopo del giornalismo? “Aiutare le persone a capire ed essere “il cane da guardia della democrazia”” , così ha detto.

Joanna Motta 5BC

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