In 1984, George Orwell ci presenta un mondo freddo e terribile: l’intero globo è spaccato in tre potenze, governate da regimi totalitari, l’Eurasia, l’Estasia e l’Oceania. Tutti questi tre stati, sebbene siano in continua lotta tra loro, sono accomunati dalla continua caccia ossessiva a individui con pensieri fuori dagli schemi, potenzialmente rivoltosi.

Il pensiero eterodosso è la più grande preoccupazione per il Partito Interno, l’élite politica che detiene il potere vero e proprio in Oceania, dove è ambientata la vicenda: una sola persona che mette in dubbio la dottrina del Grande Fratello, il leader del Partito, rappresenta un pericolo per l’intera società. 

Dunque, per prevenire tale minaccia, i cittadini, se si possono definire tali, vengono strettamente sorvegliati: in ogni stanza è presente un teleschermo che registra e ascolta tutto ciò che accade, mentre all’aperto sono posizionate varie cimici.

Ogni giorno sono compresi all’interno del programma della giornata i “due minuti d’odio”, durante i quali a tutti i membri del Partito, vengono mostrate figure e discorsi dei nemici dell’Oceania. In questo lasso di tempo, i cittadini si gettano contro e insultano le figure mostrate, fomentati dai loro stessi compatrioti, presi a loro volta da un odio sfrenato ed illogico causato dal continuo indottrinamento a cui sono sottoposti. 

Il controllo più sottile esercitato dal Partito è rappresentato dagli agenti della psicopolizia, che si nascondono e si mimetizzano tra le fila della società, allo scopo di trovare e far sparire coloro che si macchiano di “psicoreato”. Per il Partito Interno è un’ossessione riuscire ad entrare nella mente delle persone, analizzando le loro espressioni, il loro modo di parlare, cosa dicono nel sonno. Per questo, come dice Winston Smith, il protagonista della storia, il Grande Fratello vuole a tutti i costi un modo per entrare nei recessi della mente dei cittadini e leggerne i pensieri. 

In realtà, anche se Winston non lo realizza subito, il Partito ha già un’arma ancora più efficace di un ipotetico metodo per la lettura del pensiero: la Neolingua. 

La Neolingua, nell’originale “Newspeak”, sarebbe un adattamento della lingua inglese, che è definita “Archelingua”, caratterizzata da una riduzione drastica dei termini e delle strutture grammaticali. 

Nel 1984 la Neolingua è utilizzata solamente nei documenti ufficiali ed è ancora in fase di formulazione, con la vicina uscita dell’undicesima edizione del dizionario della Neolingua. 

La sua creazione è stata motivata dalla necessità di venire incontro alle esigenze ideologiche del Socing, o socialismo Inglese, l’indirizzamento politico del regime del Grande Fratello, e rappresenta il culmine dell’indottrinamento del Partito.  

Infatti, dalla riduzione del numero di idiomi apportata nella Neolingua, appare chiaro che il suo scopo non è quello di ampliare il vocabolario con nuovi termini e comparazioni al fine di migliorare il pensiero del popolo, ma, al contrario, di ridurre al minimo il bagaglio linguistico di ciascun cittadino, in modo da delimitarne l’ampiezza di pensiero. 

Se la capacità di leggere il pensiero non preverrebbe la formulazione di idee di carattere rivoltoso, la Neolingua la anticiperebbe e la annullerebbe, perché i pensanti non avrebbero, letteralmente, le parole e le espressioni necessarie per formularli. 

Infatti, ad esempio, nell’undicesima edizione, l’aggettivo “libero” può essere utilizzato solo in frasi come “la strada è libera da impedimenti”, mentre non esiste il concetto di un individuo “libero” da costrizioni o limitazioni sul piano morale, sociale, politico. 

Se è vero quindi che una cosa esiste perché noi la possiamo pensare, allora nel 2050, l’anno in cui nel mondo di 1984 l’Archelingua sarà rimpiazzata dalla Neolingua, il concetto stesso di rivoluzione, di libertà e di pensiero eterodosso sarà totalmente stato estirpato dalla mente dei cittadini dell’Oceania. 

Il paradosso della Neolingua sta proprio in questo: lo scopo di una lingua, per definizione, è quello di comunicare idee e pensieri, al contrario, il linguaggio creato da Orwell ha la funzione opposta.

 Eleonora Sala 3AC

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